Era estate, scuola finita, tempo di vacanze e di
nuove avventure.
Una mattina: “Mammma, mamma possiamo prendere un
animaletto da tenere in casa?”
“Ma quale animaletto? Beh, ci possiamo pensare”
rispose di rimando la mamma.
Passati pochi giorni, mentre stavano facendo il giro del mercato, tra le tante
bancarelle si trova quella che vende gabbie, uccelli, pesci e … tartarughine.
“Potremmo prenderne una” propose una bimba. E la
mamma “Sì, si può fare”.
Si avvicinano ne scelgono una piccola con il
guscio verde militare e, in un sacchetto se la portano a casa.
Collocata a dimora in una vaschetta bassa, con un sasso
al centro a mo’ di montagnetta per un po’ tutto procede al meglio. Le sorelline
di tanto in tanto la tolgono delicatamente dalla vasca e le lasciano osservare
il paesaggio circostante, percorrere
nuove strade in giardino per poi rimetterla nella sua casetta, la vasca bassa
per l’appunto.
Passa l’estate, e con l’inizio degli impegni
scolastici il tempo libero da trascorrere in compagnia di “Teresina”
diminuisce. Ogni tanto si decide di mettere nella sua dimora un pochino di
acqua tiepida per stemperare il freddo dell’inverno che ormai è alla porta
d’ingresso.
Una mattina la mamma esce e si accorge che sopra
la vasca si è formata una crosta di ghiaccio, e sotto la tartarughina con le
sue zampette aperte è immobile.
Che fare? Subito la mamma cerca di rompere il
ghiaccio, introduce acqua tiepida, muove delicatamente l’animaletto con la
speranza che l’averla lasciata all’aperto non possa aver fatto così tanto male.
E… dopo un po’ un timido movimento e via: le
zampette si muovono. Teresina è viva.
Dopo pochi giorni però si trova la vaschetta
vuota: Teresina, dove sei finita? Cercata e ricercata, della tartarughina non
v’è più traccia.