Che bello dormire nel
proprio letto, sotto l’odore delle coperte pulite, nei nostri pigiami tiepidi e
colorati. Quei pochi minuti prima di alzarci ce li godiamo come quando si beve
qualcosa che ci piace e che sta finendo,
un pochino, un pochino, un pochino.
Era presto quella
mattina ma qualcosa, uno strano rumore stava cercando di spaccare il sonno e di
costringermi al risveglio.
“Tac – tac – tac –“ Un
fremito, un verso gutturale, scuro e poi ancora:
“Taac- taac – taac “
Ho aperto gli occhi, ho
teso le orecchie per individuare la provenienza del rumore.
Fuori dalla porta della
stanza. Ancora: “Taaac – Taaac – Taaac –“
“Qui c’è qualcuno che
vuole romperci il vetro della finestra sulla scala”.
Esco, guardo in
corridoio. Sento uno sbattere di ali grandi. Vedo qualcosa di scuro muoversi.
“Cos’è?”
E’ un corvo nero che ci
sta chiamando.
“Come mai? Cosa vuole?”
Appoggiata sulla parte interna della finestra dove fino a pochi minuti fa
qualcuno ha bussato c’è la gabbia con gli uccellini.
Osservo.
Il giorno successivo,
sempre di mattino presto la storia si ripete.
Il giorno dopo ancora.
Il corvo non demorde e prosegue di buon mattino a chiamare in quel modo o forse
vuol chiamare gli uccellini che stanno nella gabbia?
Li vede da fuori del
vetro ingabbiati?
La storia va avanti per
un po’ di giorni e settimane.
Poi del
corvo-orologio-sveglia mattutina più nulla.
Resta il ricordo.