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mercoledì 10 febbraio 2016

omaggio a un mio professore delle Medie


                                                                 Ello, sabato 31 maggio 1969

Al Professore
Angelo Tenchio
so che potrà sembrarle strana questa mia lettera.
Ma, avvicinandosi ormai la fine dell’anno scolastico, ho sentito cosa giusta farlo. Forse, dopo che avrà letto tutto, ne comprenderà le ragioni o meglio le emozioni che mi hanno guidata nello scriverle.
L’adolescenza, quel tempo in cui tutti ti definiscono “né carne né pesce”, e dove tu stessa ti senti in evoluzione, non finita, non completa, risulta talvolta faticosa. Vorresti … fare di tutto ma … ti senti inadeguata. Vorresti trovare tutto l’amore del mondo ma … sai che dovrai aspettare il corso della tua storia.
Anche a scuola capita di sentire la fatica a raggiungere ciò che vorresti. Addirittura a volte pensare di non farcela! …
Durante le sue lezioni di arte, di disegno il tempo si dilata, io prendo respiro. Non so bene il perché ma nel suo dire garbato, nella sua persona intera, avverto che mi lascia lo spazio di provare e di provare a crescere.
Quando ci porta fuori dalla scuola e, nell’indicare una pianta, ci invita a disegnare su foglio bianco ciò che vediamo, io sono contenta. Un semplice foglio, una matita o un carboncino. L’osservazione di qualcosa che sta lì (e che ho già visto!) ma che in quel momento diventa oggetto di acuta attenzione per essere riprodotto attraverso il mio modo di vedere.
Il tronco com’è? Guarda bene … Le foglie? Le leggere venature?  Le ombreggiature che fanno risaltare un particolare? Il gioco della luce del sole lì adesso? Mi piace, ma non del tutto. Riprovo. Va bene? … Sì, ora va bene!
Sento l’aria fresca e pulita intorno a me. Qualche battuta gioiosa tra compagne. Siamo tutte ragazze contente di stare lì. Impegnate nel nostro lavoro. Pur nelle diverse e personali capacità espressive tutte tentiamo, ci proviamo.  Anch’io ce la metto tutta per far sì che le mie mani sappiano, almeno in parte, riportare su quel foglio bianco ciò che i miei occhi vedono e la mia anima sente.
Lei mi incoraggia. Mette a fuoco qualcosa in più nel mio disegno. Io proseguo. Il tempo passa dolcemente. E’ una parentesi nella natura, fuori dall’aula che mi è congeniale.  Mi piace osservare anche nei dettagli ciò che vedo, e lei ci sprona a farlo.
Quando si avvicina a ciò che sto facendo, ho a tiro e guardo le sue mani, dalle lunghe dita. Le trovo belle … artistiche! Immagino quando le mette nella “pasta” creandone sculture. Anche le mani parlano di noi …
La percepisco come una persona attenta nel suo lavoro.  So che ama il bello.
Lo capisco da ciò che dice. Dall’espressione dei suoi occhi, del suo viso, (il naso la caratterizza) e anche da come si veste.
Come le dicevo prima, a volte andare a scuola è faticoso. Ci si sente impreparati e paurosi di brutti voti.
Con lei imparare è facile. Il suo è un invito a prendere dal mondo senza paura. A scoprire le emozioni che si muovono dentro noi per lasciarne traccia anche su un foglio Fabriano.
Mentre le scrivo sto ascoltando la radiolina che trasmette una canzone che mi piace. E’ Obladì Obladà che sto imparando a suonare e che scandisce con allegria il mio tempo libero.
Adesso sta passando Battisti che canta Acqua azzurra acqua chiara. ….
Ecco! anche Lei è acqua azzurra acqua chiara per la calma che trasmette e per la fiducia che mi da.
Ho voluto scriverle così, di getto si dice? senza troppi formalismi, a ruota libera. Così potrà tra le righe cogliere qualcosa in più di una sua allieva e attraverso me chissà? magari qualcos’altro delle tante ragazze che incontra sui banchi di scuola.  A questo punto dell’anno i giochi sono fatti. Ho buoni voti con lei.
So che a breve dovrò affrontare le fatiche finali degli esami. Poi lascerò la Scuola Media di Oggiono. Il mio futuro non so dove esattamente mi porterà.
Per questo le sto scrivendo: per dirle grazie delle ore di lezione trascorse con lei. Per avermi passato in quelle ore il gusto della bellezza. Forse era già in me ma attraverso il suo modo di fare lezione è come se mi avesse aiutata a vederla di più, la bellezza, proprio nei dettagli della normalità …
Anche in quella pianta striminzita che, attraverso il disegno diretto … dal vero (come lei ci dice), io ho visto come qualcosa di grande e meraviglioso non solo da copiare bene per prendere un buon voto ma da inseguire come stile e come stile di vita!
Continui a in-segnare, trasmettendo ad altri il gusto del bello. Io ne avevo bisogno. Io penso che tutti i ragazzi ne abbiano in realtà bisogno nel profondo del loro cuore.
Con affetto


                                                                          Luisella
                                                                          classe 3D