Ello, sabato 31 maggio 1969
Al Professore
Angelo Tenchio
so che potrà sembrarle
strana questa mia lettera.
Ma, avvicinandosi ormai
la fine dell’anno scolastico, ho sentito cosa giusta farlo. Forse, dopo che
avrà letto tutto, ne comprenderà le ragioni o meglio le emozioni che mi hanno
guidata nello scriverle.
L’adolescenza, quel
tempo in cui tutti ti definiscono “né carne né pesce”, e dove tu stessa ti
senti in evoluzione, non finita, non completa, risulta talvolta faticosa.
Vorresti … fare di tutto ma … ti senti inadeguata. Vorresti trovare tutto
l’amore del mondo ma … sai che dovrai aspettare il corso della tua storia.
Anche a scuola capita di
sentire la fatica a raggiungere ciò che vorresti. Addirittura a volte pensare
di non farcela! …
Durante le sue lezioni
di arte, di disegno il tempo si dilata, io prendo respiro. Non so bene il
perché ma nel suo dire garbato, nella sua persona intera, avverto che mi lascia
lo spazio di provare e di provare a crescere.
Quando ci porta fuori dalla
scuola e, nell’indicare una pianta, ci invita a disegnare su foglio bianco ciò
che vediamo, io sono contenta. Un semplice foglio, una matita o un carboncino. L’osservazione
di qualcosa che sta lì (e che ho già visto!) ma che in quel momento diventa
oggetto di acuta attenzione per essere riprodotto attraverso il mio modo di
vedere.
Il tronco com’è? Guarda
bene … Le foglie? Le leggere venature? Le ombreggiature che fanno risaltare un
particolare? Il gioco della luce del sole lì adesso? Mi piace, ma non del
tutto. Riprovo. Va bene? … Sì, ora va bene!
Sento l’aria fresca e
pulita intorno a me. Qualche battuta gioiosa tra compagne. Siamo tutte ragazze
contente di stare lì. Impegnate nel nostro lavoro. Pur nelle diverse e
personali capacità espressive tutte tentiamo, ci proviamo. Anch’io ce la metto tutta per far sì che le
mie mani sappiano, almeno in parte, riportare su quel foglio bianco ciò che i
miei occhi vedono e la mia anima sente.
Lei mi incoraggia. Mette
a fuoco qualcosa in più nel mio disegno. Io proseguo. Il tempo passa
dolcemente. E’ una parentesi nella natura, fuori dall’aula che mi è congeniale.
Mi piace osservare anche nei dettagli
ciò che vedo, e lei ci sprona a farlo.
Quando si avvicina a ciò
che sto facendo, ho a tiro e guardo le sue mani, dalle lunghe dita. Le trovo
belle … artistiche! Immagino quando le mette nella “pasta” creandone sculture.
Anche le mani parlano di noi …
La percepisco come una
persona attenta nel suo lavoro. So che
ama il bello.
Lo capisco da ciò che
dice. Dall’espressione dei suoi occhi, del suo viso, (il naso la caratterizza)
e anche da come si veste.
Come le dicevo prima, a
volte andare a scuola è faticoso. Ci si sente impreparati e paurosi di brutti
voti.
Con lei imparare è
facile. Il suo è un invito a prendere dal mondo senza paura. A scoprire le
emozioni che si muovono dentro noi per lasciarne traccia anche su un foglio
Fabriano.
Mentre le scrivo sto
ascoltando la radiolina che trasmette una canzone che mi piace. E’ Obladì
Obladà che sto imparando a suonare e che scandisce con allegria il mio tempo
libero.
Adesso sta passando Battisti
che canta Acqua azzurra acqua chiara. ….
Ecco! anche Lei è acqua
azzurra acqua chiara per la calma che trasmette e per la fiducia che mi da.
Ho voluto scriverle così,
di getto si dice? senza troppi formalismi, a ruota libera. Così potrà tra le
righe cogliere qualcosa in più di una sua allieva e attraverso me chissà?
magari qualcos’altro delle tante ragazze che incontra sui banchi di scuola. A questo punto dell’anno i giochi sono fatti.
Ho buoni voti con lei.
So che a breve dovrò
affrontare le fatiche finali degli esami. Poi lascerò la Scuola Media di
Oggiono. Il mio futuro non so dove esattamente mi porterà.
Per questo le sto
scrivendo: per dirle grazie delle ore di lezione trascorse con lei. Per avermi
passato in quelle ore il gusto della bellezza. Forse era già in me ma attraverso
il suo modo di fare lezione è come se mi avesse aiutata a vederla di più, la
bellezza, proprio nei dettagli della normalità …
Anche in quella pianta
striminzita che, attraverso il disegno diretto … dal vero (come lei ci dice),
io ho visto come qualcosa di grande e meraviglioso non solo da copiare bene per
prendere un buon voto ma da inseguire come stile e come stile di vita!
Continui a in-segnare, trasmettendo
ad altri il gusto del bello. Io ne avevo bisogno. Io penso che tutti i ragazzi ne
abbiano in realtà bisogno nel profondo del loro cuore.
Con affetto
Luisella
classe 3D