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venerdì 1 aprile 2016

... la frittata delle ... trivelle!



Ha senso ancora esprimere il proprio pensiero libero e garbato in un contesto dove senti caderti addosso decisioni prese dall'alto?
C'è una questione di fondo che merita attenzione. Partiamo da un presupposto. Ognuno di noi, oltre il "tesoretto di nascita", si forma nel corpo e nel pensiero a seguito di molteplici fattori. Il contesto, il vissuto, le regole verbali e non passate da chi è parte della nostra storia personale, l'istruzione ricevuta e quella che potenzialmente lungo tutto il corso della vita accumuliamo, gli incontri che ci arricchiscono o ci cambiano e molto altro ancora.
Ognuno di noi a prescindere del bagaglio culturale, formativo (che pure ha la sua importanza) è persona e in quanto tale già merita rispetto. C'è un codice di riconoscimento degli esseri umani che sta nel principio stesso dell'appartenenza al genere. 
Siamo in un certo senso davvero tutti fratelli. Tutti sulla stessa barca. Tutti con capacità di sentire ... amore e dolore. ... tutti che facciamo pipì e cacca - mi piace pensare non per abbassare i livelli ma proprio per metterci tutti sullo stesso piano.

La libertà nostra finisce dove inizia quella dell'altro. E' un principio riconoscibile in un contesto di civiltà. La mia libertà conta. La tua libertà anche. La delimitazione tra le due inserisce il principio di reciproco rispetto. Viceversa si andrebbe incontro all'occupazione, all'invasione. Al disconoscimento.
Ha sempre senso esprimere il proprio pensiero libero e rispettoso. 
Anche quando sei consapevole che poco cambierà.
C'è il rispetto di se stessi e delle proprie idee, (persona tutta) che chiedono in qualsiasi contesto di poter essere espresse.
E' un principio di civiltà, di umanità intenso che in nessun caso e per nessuna ragione può essere sottratto.
E' un modo non violento per non accettare da altri  ... violenza su sè.
E' un percorso che evidenzia come necessario e non narcisistico il dovere di amarsi.
Quell'amarsi che realizza la capacità di amare gli altri. E di riconoscere nei propri limiti i possibili limiti altrui.

Come tradurre in un contesto politico la questione del pensiero personale quale fonte di rispetto collettivo? La propria opinione, con l'unione di altre opinioni scalfisce il pensiero totale, dominante? Oppure risulta una farsa perché comunque "l'apparato forte" non tiene conto, a volte stritola il libero pensiero?
Per quale motivo non ci viene richiesto il parere su tematiche etiche, morali quali quelle trattate sugli studi di genere, sulla stepchild adoption, sull'età equa per avere diritto alla pensione, sulle opportunità di far traslare nel tempo i diritti e i doveri tra generazioni, sulle linee guida dei testi scolastici che poi saranno per intere campagne di giovani fonte di formazione, su cosa è inalienabile come l'acqua, l'aria, la natura, il diritto alla salute e ci catapultano  il tema delle trivelle così sui due piedi come ... una "frittata" in padella? 
Ti piace? ... non ti piace? ...
Possiamo ancora cambiare qualcosa? Sempre diciamo la nostra. Il voto ne è una modalità.