Camposanto. Campo santo. Lo so che l'argomento infastidisce anche un po' ma detto così: "campo santo", mi sembra possa essere meglio trattato. Il suono è dolce, pacato e ben si addice al luogo sacro di sepoltura.
S'intravede, tra queste belle giornate di sole con cielo azzurro e foglie oro, frammiste ad altre grigie di pioggia umide, l'arrivo prossimo di novembre. E, posto proprio all'inizio del mese, ci sarà il giorno di memoria ai nostri cari che non vediamo più.
Chi non ha, nascosto nelle pieghe dell'animo e dei giorni, la nostalgia di uno sguardo, di un sorriso, di mani all'opera, di piedi che passavano da una stanza all'altra, di voce e di suoni, insomma chi non ha nostalgia di qualcuno che, mancando, ci è rimasto così dentro da sentirne l'odore, il profumo e il vuoto...?
Farne memoria, pensandolo e passare quasi a trovarlo, appunto al camposanto, dove ora si trova in parte (le spoglie sì ma tutto il resto lo troveremo e tanto altrove), può farci bene.
Perché anche di carne siamo fatti e di luoghi, e di cose materiali da fare, anche di un rituale abbiamo necessità.